DIARIO  DI  UN  VIAGGIO  in VIETNAM

 

xx xx, lunedì. Ora di ritrovo a Malpensa: sono le dieci di mattino, siamo  in ventitre, me compresa, tutti puntuali. Voliamo con Singapore Airlines. Il servizio è ottimo, abbiamo i posti vicini uno all’altra, ma come sempre, nessuno riesce a dormire un granché durante il volo.

xx xx, martedì. Atterriamo all’aeroporto di Singapore in perfetto orario. Sono le 7.35, albeggia: ammiriamo le vetrine dei negozi e le magnifiche orchidee del terminal aspettando di prendere la coincidenza per Hanoi. Alle 11,40 ora locale siamo atterrati nel nord del Vietnam e nonostante la stanchezza non vediamo l’ora di iniziare a visitare la capitale Hanoi. Il disbrigo delle prattiche doganali è veloce, non bisogna fare visti e le valigie sono arrivate tutte. Subito cambiamo un po’ di euro, tanto per avere qualche dong vietnamita in tasca. Ci aspetta il pullman con Minh, un giovane molto simpatico, che subito inizia a darci qualche notizia del suo paese e della sua città natale, nonostante ora viva a Ho Chi Minh City. Hanoi, situata sulla riva destra del Fiume Rosso, venne conquistata dai Francesi, che la resero capitale dell’Indocina, poi viene presa dai Giapponesi, prima di diventare la capitale di una repubblica autonoma filosovietica, Vietnam. Iniziamo con la visita del Tempio taoista Quan Than o Tran Vu, vicino al lago dell’Ovest, il più grande della capitale. Siamo subito assediati dalle venditrici, e oltre ad ammirare bel edificio fotografiamo i venditori ambulanti che offrono dei fiori dai loro cicli, per la festa degli insegnanti. Alcune signore non resistono alla tentazioni, e le prime cartoline finemente intagliate entrano nelle nostre borse. Taoismo designa le dottrine a carattere filosofico e mistico, esposte principalmente nelle opere attribuite a Lao Tzu e Zhuāngzǐ, composte tra il IV e III secolo a.C., di cui la più conosciuta è Tao Te Ching. La religione è basata sul Dao (in cinese la via), il principio indifferenziato che dà origine al cosmo; non possiede un credo e pratica unitari; è cosmica, centrata sul posto e la funzione dell’uomo, di tutte le creature e dei diversi fenomeni naturali. Nel tempo se ne sono sviluppate diverse scuole e interpretazioni. La costruzione del tempio iniziò all’epoca dall’imperatore Lý Thái Tổ (1010–1028) e in esso fu venerato il genio della pioggia Tran Vu, un santo importantissimo per la civiltà agricola come nei tempi remoti fu il Vietnam. Una leggenda narra che il genio fu inviato dal cielo per uccidere la malvagia e immortale volpe bianca delle nove code che viveva in lago dell’Ovest, mangiando la gente. Il santo l’ammazzò e la tagliò a pezzi, la pelle fu gettata nel lago insieme con le interiora che sopravvissero diventando un serpente cattivo e una tartaruga malefica. I due animali furono uccisi una seconda volta con la spada magica, tuttora venerata, insieme con il santo protettore della spada, Quan Than. Il tempio quindi rappresenta un mix prezioso di fatti storici e leggendari, una preziosa testimonianza che unisce architettura, arte e religione. Proseguiamo a piedi verso la grande piazza dove sorgono il Parlamento e il Mausoleo di Ho Chi Minh. fondatore del Vietnam moderno e padre della patria. Zio Ho avrebbe voluto essere sepolto in modo molto più sobrio, invece il suo corpo mummificato si trova in una teca dentro questo grande e austero edificio, sorvegliato a vista giorno e notte. Visto che tempi ci permettono, Minh e io consigliamo al gruppo un extra, e così visitiamo anche i giardini con uno stupendo lago e la sobria casa dove viveva e lavorava l’eroe nazionale Ho, tutti ben curati e storicamente interessanti. Segue la piccola e curiosa Pagoda del pilastro unico. Questo edificio buddhista, simile a un fiore di loto è costituito da una colonna di pietra di 1,25 metri di diametro su cui poggia l’intera struttura, alta soli 4 m, larga e lunga 2 m. Nelle vicinanze si trova anche un piccolo e interessante museo. Riprendiamo il pullman e andiamo verso il Tempio della letteratura, Văn Miếu, costruito in onore di Confucio nell’anno 1070 dall’imperatore Ly Thanh Tong.Di fronte a questo bel complesso con meravigliosi giardini c’è un altro edificio, addobbato per la festa degli insegnanti, molto onorati nella cultura cinese e vietnamita. Il tempio è uno dei pochi luoghi in Vietnam dedicati a Confucio: in più, fu la sede della prima Università, detta Accademia Imperiale, aperta principalmente ai nobili, ma anche ai studenti eccellenti delle classi inferiori. Si insegnavano composizione letteraria, classici confuciani e altre materie necessarie per diventare mandarino, ovvero impiegato imperiale, e solo in pochi riuscivano a superare gli esami difficilissimi – in tutto 2313 persone nel periodo dal 1442-1779, i cui nomi sono riportati sulle lastre di pietra. Il Confucianesimo è una tradizione filosofico-religiosa, nata in Cina diffusasi in seguito in Giappone, Corea e Vietnam. Confucio elaborò un sistema rituale ed una dottrina morale e sociale, che si proponevano di rimediare alla decadenza della Cina, in un’epoca di profonda corruzione e di gravi sconvolgimenti politici. In realtà, una pratica simile esisteva già prima di Confucio, ma egli rappresenta l’esponente maggiore, quindi degno di venerazione. Proprio l’importanza che gli era attribuita nei testi classici cinesi portò i primi europei a pensare che Confucio ne fosse il fondatore. Dando forte enfasi ai legami familiari e all’armonia tra varie entità sociali, predicava la rettitudine del mondo reale, piuttosto che una soteriologia che proietti le speranze in un futuro trascendente, il Confucianesimo è definito una dottrina umanistica, una religione-non religione che “sacralizza il secolare”. Prima di proseguire a vedere lo spettacolo delle Marionette sull’Acqua, facciamo un salto al nostro hotel Sunway, per rinfrescarci un po’. Per arrivare a teatro prendiamo la strada che gira attorno al lago di Hoàn Kiếm (ovvero lago della Spada Restituita): la leggenda narra che una grande tartaruga uscì dalle sue acque per offrire una spada magica all’imperatore Le Loi, per aiutarlo a respingere i Cinesi dal paese. Scorgiamo romantica isoletta su cui sorge Tran Quoc, la più antica pagoda della città, risalente al VI secolo, poi c’e quella con il tempio confuciano Ngoc Son, del prima metà del XIII secolo, meravigliosamente decorato. Finalmente entriamoal Lotus Water Puppet Theater per vedere celeberrime marionette sull’acqua. I contenuti della performance spiegati in inglese sono legati alla vita quotidiana dei contadini che coltivano riso, pescano e allevano buffali e alle leggende storiche tra cui non può mancare il re Le Loi e la sua preziosa spada … La più antica testimonianza sui pupi vietnamiti si trova su una stele del XII secolo. Ma la gioventù locale sembra disinteressata a questa forma d’arte, patrimonio immateriale UNESCO, relegata sopratutto al circuito turistico. Gli stranieri rimangono incantati, tanto che un regista canadese ha allestito l’Usignolo di Stravinskij utilizzando cantanti-burattinai al posto dell’orchestra. Si tratta di un’antica e singolare arte tradizionale, che nei tempi rappresentava l’unico divertimento dei contadini stanchi delle fatiche quotidiane. Dopo lo spettacolo andiamo a cena nel ristorante Tonkin dove mangiamo molto bene, nonostante le pietanze appartengono alla per noi sconosciuta cucina vietnamita. Per fortuna, c’è anche il pane, dovuto all’influenza e dominio francese. Torniamo all’albergo attraversando le strade affolate dalla gente che mangia accovacciata nei ristorantini immprovvisati, nonostante sia tardi. Il primo giorno a Hanoi è stato davvero lunghissimo e pieno di emozioni. Finalmente si va a nanna…

xx xx, mercoledì. Dopo l’ottima colazione, saliamo in pullman. Iniziamo a percorrere una parte del Vietnam che appare ancora oggi così come fu una volta: un paesaggio rurale, costellato da risaie con le tombe degli antenati che si trovano vicino alle case, piccole cittadine , innumerevoli corsi d’acqua e villaggi, più o meno grandi. Chiedo Minh di farci qualche sorpresa per la soste obbligatorie durante il nostro viagggio. Ci capiamo al volo. Al posto di fare sosta presso qualche anonimo autogrill, Minh ferma il pullman nel villaggio Dong Trieu, dove si trovano diverse fabbriche  che producono ceramiche ancora in maniera artigianale. Si tratta di un luogo poco turistico, non è un autogril attrezzato con i souvenir, nonostante anche loro hannoqualche prodotto che piace ai turisti. Producono tanti oggetti per il consumo locale, come grandi giare per i fiori, vasellame di cucina etc… Un’impiegata ci porta a vedere diverse fasi della produzione: per prima giriamo tra le montagne di argilla di diversi colori, che sono qui per essere selezionate e trattate in vari modi.  Ci racconta che in seguito la massa viene introdotta nelle forme di gesso, oppure va lavorata a mano, sul torchio del vasaio. Dopo la essicazione i prodotti vengono dipinti o smaltati, e infine cotti in enormi forni tradizionali ancora alimentati con la legna  …Siamo contentissimi, ci piace viaggiare così, e la semplice sosta tecnica  è diventata una bellissima e originale visita di un’arte che sta per scomparire.

Entrando nella provincia di Quang Ninh cominciamo a scorgere le sagome frastagliate delle montagne calcaree: vuol dire che siamo vicini alla nostra meta, l’ottava meraviglia del mondo, la Baia di Halong. La città è in continua crescita, nuovi quartieri, alberghi, centri commerciali e il modernissimo imbarcadero con le immancabili navi da crociera verso cui ci dirigiamo … La Baia di Halong, patrimonio UNESCO è un’insenatura situata nel golfo del Tonchino, che comprende otre 2000 faraglioni e isolette, coperti da fitta vegetazione sempreverde con numerose grotte carsiche. Siamo a 164 km ad est della capitale Hanoi, non lontani dal confine con la Cina. Il termine Hạ Long significa il drago scende in mare, e deve il suo nome a una leggenda. Molti anni fa i vietnamiti stavano combattendo gli invasori cinesi e per aiutargli, gli dei mandarono una famiglia di draghi. Essi iniziarono a sputare gioielli che si trasformarono negli isolotti della baia, unendoli poi per formare una muraglia contro gli invasori, e i vietnamiti vinsero. Ma anche nella storia reale questo territorio fu teatro di una famosa battaglia: nel 1288 l’eroe nazionale Hung Dao fermò le navi mongole. Ancora qualche notizia geo-naturalistica. Ha Long ha almeno 500 milioni di anni, ed è stata creata grazie a varie orogenesi che innalzavano e abbassavano il livello marino. A causa dello spesso livello di calcare, di un clima caldo-umido e del lento processo tettonico, ebbe un’evoluzione carsica che durò oltre 20 milioni di anni, producendo numerose bellissime grotte. Inoltre, la baia è un paradiso per diverse specie vegetali e animali, concniglie perlifere comprese…

Ma i nostri faraglioni, isolotti, scogli e grotte sopravvivranno ai cambiamenti climatici e all’assedio turistico, e per quanto? Ogni volta che vengo qui sono sempre più preoccupata. Gli alberghi sulle rive della baia che venivano utilizzati tempo fa sono tutti abbandonati, sembrano carcasse di una specie estinta;  le vecchie giunche a vela non ci sono più a solcare le acque turchine di questo paradiso terrestre … Oggi ogni persona che viene a Halong vuole fare una crociera, con le motonavi dotate di aria condizionata e ogni confort, tutto molto bello e molto inquinante… Dopo aver fatto le procedure d’imbarco, saliamo su una lancia che ci porta verso la nostra nave, La Regina Royal Cruise. Ci imbarchiamo e iniziamo navigare lentamente attraversando questa baia unica al mondo. La nave non è grande ed è quasi tutta a disposizione del nostro gruppo, oltre noi, c’è un altra coppia e una famiglia.  Abbiamo portato pochi bagagli, quindi ci sistemiamo in fretta. Le cabine sono belle e spaziose, il personale è gentilissimo, il cibo è ottimo, la cornice paesaggistica è più che incantevole. Anche il tempo è dalla nostra parte… Dopo il delizioso pranzo scendiamo di nuovo in lancia, che ci porta alla scoperta di un villaggio . Facciamo un’ulteriore spostamento, questa volta sulle piccole barche con un rematore per visitare questo stupendo villaggio anche dall’interno.  Ci rendiamo conto che la vita vera degli abitanti non è per niente facile nonostante da fuori tutto sembra romantico e idiliaco, Sulle zattere e barche del villaggio galleggiante Vung Vieng vivono più o meno stabilmente  pescatori e coltivatori delle ostriche perlifere, organizzati al meglio, con le vasche da coltivazione,  spazi dove bimbi giocano a palone, negozi e alcune case… altre sono sulle barche. Tornati sulla nostra nave partecipiamo ad un corso di cucina, dove impariamo a preparare gli involtini primavera.  Segue un breve relax che tutti passiamo ammirando il magnifico tramonto, e infine la cena, servita in maniera impeccabile, con tanta frutta e verdura intagliata in modo fantastico, festeggiamo il compleanno di A.  Alla fine della festa ci rechiamo nelle nostre cabine dove ci addormentiamo in fretta, dolcemente cullati dal dondolio della nave, sorvegliati dallo sguardo attento dei faraglioni sotto un cielo limpido e stellato.

xx xx, giovedì.  Di mattina presto sul ponte di sole della nostra nave fanno un corso di Tai Chi, antica disciplina ginnica derivante dalle arti marziali cinese che serve per migliorare la salute, utilizzando la fessibilità contro la durezza, movimenti circolaari contro movimenti diretti, apparente debolezza contro evidente agressività. La stanchezza ha fatto il suo e in molti abbiamo preferito dormire… per dire la verità avevo l’intenzione di partecipare, mi sono svegliata presto per fotografare l’alba. Faceva fresco, quindi sono rientrata in cabina per godermi ancora un po’ il calduccio del comodo letto. C’erano solo in quattro del nostro gruppo a partecipare la lezione Tai Chi che era – ci raccontano – molto bella. Ovviamente, a fare una piccola prima colazione ci siamo tutti; la più importante, tipo brunch sarà servita dopo la gita mattutina, nella quale andiamo a prendere di nuovo la lancia che ci porterà verso un isolotto, dove andremo a visitare una piccola e interessantissima grotta. Minh ci spiega che ci sono numerosi fenomeni carsici di vari tipi nella baia, interessanti sia dal punto di vista geologico così anche da quello storico: la “nostra” grotta per esempio oltre i stalattiti e stalagmiti conserva le ostriche fossili, e in passato fu probabilmente utilizzata dai pirati per nascondere il bottino. Ogni volta che vengo a Halong vedo luoghi diversi: c’e un laghetto interno ad un faraglione dove si entra quasi sdraiati sulla barchetta che ti porta dentro, tanto è basso l’ingresso. Ha le superbe pareti coperte di un verde lussureggiante e acqua color smeraldo, anch’esso utilizzato da pirati vietnamiti come nascondiglio,  per nascondere il bottino ma anche  per far sparire qualche cadavere, La più grande e più famosa è la grotta Hang Sung Sot ovvero grotta delle sorprese di 12000 m2,  mondo di stalattiti e stalagmiti, di formazioni a cui la fantasia umana ha dato diversi nomi e significati, oggi sottolineati con dei interessanti giochi di luce. Purtroppo, sempre affollatissima. La vista sulla baia … una meraviglia. Alla sera ci aspetta un corso di cucina, dove impariamo a preparare gli involtini primavera. Segue il ricco brunch dopo il quale salutiamo il meraviglioso staff della nave, ringraziando tutti di cuore per la loro gentilezza e disponibilità, e riprendiamo il pullman. In corso del viaggio è spuntata la richiesta per visitare una fabbrica delle perle, dove vengono prodotti gioielli, per tutte la tasche. Inoltre producono le creme fatte con polvere di perle, diventate famose in Italia grazie a un infallibile metodo pubblicitario, la passaparola. Quindi, facciamo una sosta nello stabilimento, dove ci viene spiegata la coltivazione dei differenti tipi di perle, in verità molto interessante. G. sapendo che andrà in Vientam, prende  per se un bel collier di perle barocche, regalo di compleanno da tutti i suoi famigliari; diverse signore comprano qualche crema o qualche monile meno costoso… Un po’ di shopping certamente fa parte del viaggio, ed è bello quando non è imposto dalle guide locali come tappa obbligatoria. Durante il viaggio Minh continua a raccontarci la storia del suo paese ma anche la sua storia personale… Attraversiamo i braci della delta di Song Hong, affluente del Fiume Rosso. Prima di arrivare al aeroporto di Hanoi, ancora una sosta presso un “autogrill”, per fortuna senza negozi… Ringraziamo nostro autista, e prendiamo il volo per Hué, il quale è in ritardo, obbligatorio da queste parti. Per fortuna, il volo è breve, di soli 45 minuti. Ci aspetta bellissima e tranquilla Hué, che oggi conta quasi 400.000 abitanti. La città fu l’antica capitale del Vietnam unificato dal 1802 al 1945, ed ha ospitato il regno di ben 13 imperatori della dinastia Nguyen. Andiamo nel nostro albergo, lo storico e centralissimo Hotel Saigon Morin, che nel corso della sua storia ospitò diverse celebrità, tra cui da ricordare Charlie Chaplin. Sono alberghi che amo molto, e se posso inserirgli in un nostro tour, sono molto felice. Edificato nello stile coloniale, anch’esso è un museo vivente. Entriamo brevemente nelle stanze e scendiamo subito per la cena, servita nel elegante giardino interno. Viene proposto un squisito menù che è mix delle tradizioni vietnamite e francesi, ambedue ottime. M. mi confida che, preoccupata per i difficili gusti di suo marito in materia di cibo, aveva preso con sè le scorte di cracker… ed è stupita che  riesce sempre trovare qualcosa che piace. Ovviamente, sono contenta che tutto va bene. Dopo la cena la gran parte del gruppo esce per fare quattro passi.  In fronte del albergo c’è il ponte Eiffel.

 

xx xx, venerdì.  Al mattino eravamo minacciati dalla pioggia che si esaurì in meno di cinque minuti. Così abbiamo potuto fare nostra (ricchissima) colazione nel giardino. Quindi carichiamo i bagagli sul pullman e andiamo a visitare la Pagoda di Thien Mu, il cui nome significa Signora Celeste. Si tratta di una torre ottagonale alta 21 m. I sette piani rappresentano sette incarnazioni di Buddha: Vipasyin, Sikhi, Vishvabhu, Krakkuchanda, Kanakamuni, Kasyapa e Gautama. Odierno edifico è di 1844, costruito da imperatore Thieu Tri; il più antico era di 1600 e si basa su una profezia che dice che chiunque avesse fondato qui una pagoda, avrebbe avuto una lunga dinastia. L’imperatore Nguyen Hoang edificò la prima pagoda: infatti, il suo lignaggio è il testamento alla sua saggezza. In seguito visitiamo il Tempio del Grande Eroe che contiene una ricca collezione di statue, tra cui un Buddha che ride e diverse piccole statuette con le facce quasi caricaturali. Passeggiando attraverso curati giardini, scopriamo che il complesso della pagoda comprende una scuola-monastero per i giovani aspiranti monaci. Il Fiume dei profumi deve il suo nome agli innumerevoli bastoncini d’incenso che ardevano presso diverse pagode lungo il suo corso, anche se esistono quelli che lo attribuiscono alle profumatissime piante che vi crescono. Segue la visita al luogo più importante e più visitato di Hué, la magnifica Cittadella imperiale – Kinh Thanh, a circa 5 km della città odierna, circondata dai fossati e mura lunghe 10 km. La costruzione fu voluta dall’imperatore Gia Long della dinastia Nguyen ed iniziò nel 1802. Alla cittadella – patrimonio UNESCO –  si accede attraversando un fossato largo da 20 a 30 metri, tramite 10 ponti e 10 stupende porte fortificate. E’ stata eretta sul modello del Palazzo Imperiale di Pechino. Aveva una cinta muraria attorno le abitazioni, la seconda attorno gli edifici ufficiali e la terza che protegge la Città Purpurea Proibita, parte riservata all’imperatore e sue mogli, concubine e eunuchi al loro servizio. Dopo aver oltrepassato i Nove Cannoni Sacri si accede al Recinto Imperiale. Attraversando la magnifica Porta del mezzogiorno, la tripartita Ngo Mon, di cui il passaggio centrale era riservato solo all’imperatore, si vede il belvedere delle Cinque Fenici Ngu Phung utilizzato per i ricevimenti ufficiali, cerimonie e promulgazione del calendario lunare, seguito da due vasche con dei benauguranti pesci rossi. Visitiamo quindi il Palazzo di trono o dell’Armonia Suprema, Tien Thai Hoa, costituito delle gallerie coperte dai meravigliosi soffitti sorretti da principesche colonne in lacca di un rosso intenso.  Seguono le sale dei mandarini, i templi, i laghetti, il teatro, i giardini con i bonsai, le campane e gli incensieri, la biblioteca.  Infine entriamo nel Palazzo di Can Chanh, ovvero nell’area della Città Purpurea Proibita, di cui rimase solo la Sala di Lettura dell’Imperatore. Il resto fu distrutto nel gennaio di 1968, durante l’offensiva del Têt, quando Hué fu occupata dalle forze nord vietnamite. Siccome l’esercito del sud non riusciva a prendere la città, arrivarono i bombardamenti americani con l’ordine “di distruggere la città per salvarla”. Tra eserciti e i civili la battaglia abbia fatto oltre diecimila morti e distrutto quasi tutto il complesso imperiale, oggi ristrutturato, con grande fatica e perizia. Alla fine, prima di uscire dalla Città purpurea, ci sono gli splendidi giardini con bonsai, orchidee e altri fiori, nonche alcune vecchie Jeep americane e qualche magazzeno. A. fa mille e una foto delle orchidee: fotografare fiori è la sua passione. Uscendo dalla cittadella ci fermiamo in un negozio dove producono ventagli e tipici capelli a cono , di ottima qualità, vanto di Hué. Comprando questo simbolo del Vietnam, molti di noi avranno un bagaglio a mano in più. In seguito ci aspetta il giro della città sui ciclo, che ci portano a percorrere le vie caratteristiche della cittadina. Durante la gita attraversiamo i quartieri popolari dove possiamo vedere la gente che esercita antichi mestieri, passiamo a fianco dei superbi edifici e bellissime ville di tradizione coloniale francese, tornando al sempre presente lungofiume. Nel pomeriggio risaliamo al pullman  per visitare i complessi monumentali delle tombe imperiali, situate nelle vicinanze della città. Visiteremo la più bella e più importante di tutte: la tomba del imperatore Tu Duc. Il complesso si sviluppa su 12 ha e contiene una cinquantina di palazzi e padiglioni che si affacciano sul lago Luu Khiem.  Tu Duc usava questi edifici come residenza estiva, trascorrendo già durante la vita molto del suo tempo nel palazzo più eccezionale, il Luong Khiem. La tomba vera e propria di Tu Duc fu costruita in appena tre anni, dal 1864 al 1867, ma è solo un “simulacro”, cioè non contiene il corpo. Per evitare il saccheggio, l’imperatore  fu sepolto in un luogo diverso, mentre i 200 sfortunati operai che sapevano dove si trovava la tomba vera, furono decapitati dopo il funerale. Tuttora i resti della tomba non sono stati trovati. Ognuno è preso a fotografare quello che piace di più:  edifici, statue, mobilia, scritte, alberi, animali, persone …  M. insegue “segretamente” due monaci buddhisti che vuole immortalare senza “fastidio” delle altre persone;  P. e C. vogliono riprendere una farfalla che infine riesce a sfuggire ai loro “canoni”. In seguito ci fermiamo presso un pittoresco negozio specializzato nella produzione dei bastoncini profumati da noi detti “incensi”, fatti rigorosamente a mano e con le essenze naturali: come poteva prevedersi, facciamo la scorta anche qui . Nostro autista riesce ad incastrare alcuni bastoncini sotto la targa, accendendogli : è un rito benaugurante. Forse grazie al profumo dei bastoncini nostro viaggio in pullman prosegue benissimo… Continuiamo verso Da Nang e verso Hoi An, accompagnati dallo splendido paesaggio che cambia continuamente e dalle tante curiose scene che scorrono attraverso i finestrini, come in un doccumentario: ci sono motorini carichi di ogni genere di merci, ci sono placidi paesaggi lacustri, rigogliosi boschi, ordinate coltivazioni. Vicino alla laguna Dam Cau Hai scorgiamo le grandissime caratteristiche reti da pesca. Ci fermiamo presso un piccolo negozio lungo la strada, dove ci riforniamo di frutta: la proprietaria è molto contenta con i nostri acquisti e siamo contenti anche noi. In questo viaggio alcuni pranzi non sono stati inseriti nel programma su richiesta di tutti partecipanti: è  un bel modo alternativo di pranzare, socializzando con gli abitanti. Attraversiamo Da Nang, che ci accoglie con i suoi bellissimi ponti, pagode e le innumerevoli statue di Budda, ma non ci sono più vecchi hangar americani che ho visto altre volte quando passavo da qui.  Sono stati abbattuti nel 2017…. Il porto di questa città nel febbraio del 1965 fu luogo di sbarco dei primi 3.500 Marines della Nona Brigata, seguito da  altri 500.000 soldati americani… E fu sempre a Da Nang che dieci anni più tardi entrarono le colonne corazzate dell’Esercito del Nord per conquistare la città, simbolo della guerra del Vietnam, ed è da qui che iniziò la corsa che poche settimane dopo li avrebbe portati a Saigon. Da Nang fu quindi l’alfa e l’omega della Guerra del Vietnam,  un conflitto che costò la vita ai 58 mila americani e ai due milioni e mezzo di Vietnamiti. Insensato, come tutte le guerre… Abbiamo ancora molto da fare, due visite importanti, e giornata già sta per finire. La prima visita sarà veloce perche  il stupendo Museo di arte Cham chiuderà tra poco. Il museo, inaugurato all’inizio del XX secolo, per custodire i reperti della cultura Cham; sull’iniziativa della École Française d’Extrême Orient (EFEO), che fu ed è la protagonista della conservazione dei templi cambogiani.  Minh ci fa vedere solo i repertipiù importatni: si inizia con il periodo My Son, del IV secolo d.C., con particolari dei templi e delle torri dedicati alle divinità e ai re. Segue la collezione della scultura Cham del Vietnam, con circa 300 opere in arenaria e terracotta  che illustrano l’evoluzione dell’arte plastica dal VII al XV sec.  C’è  tanto altro ancora, ma dobbiamo sbrigarsi, facendo qualche foto dei “reperti minori” che in seguito scambieremo sul gruppo.  Come sempre nei nostri tour, è un peccato non avere più tempo… Già nella baia di Halong abbiamo capito che il suolo del Vietnam, con numerose montagne calcaree, il clima tropicale e la vicinanza al mare, rappresenta un ottimo terreno per sviluppo delle numerosissime grotte. Tra diverse migliaia che possiede, la terra vietnamita  vanta la grotta di Son Doong, scoperta nel 1991, considerata la più grande e tra le più belle del mondo. Per ora non è aperta alle visite turistiche: per visitarla bisogna seguire un protocollo rigido, pagare oltre 4000 US$ per un’escursione di 7 giorni, con accesso limitato a 10 persone per volta. Noi visiteremo una grotta di dimensioni più modeste situata nelle famose Montagne di Marmo, in realta di granito. Doveva essere visitata la Am Phu, detta grotta dell’Inferno, ma l’abbiamo trovata chiusa. Minh telefona al custode chiedendo di aspettarci un po’ per poter visitare la grotta Hoa Nghiem, o del Nirvana, altrettanto bella e curiosa. Si narra che le Montagne di Marmo sono nate così: un vecchio eremita stava pescando nelle acque del Mar della Cina quando un drago uscì dall’acqua per depositare un uovo sulla costa. Appena il drago tornò nelle acque, venne una tartaruga d’oro, che sosteneva di essere il dio Kim Quy, e incaricò il vecchio di proteggere l’uovo del drago. Il vecchio si riteneva incapace di far fronte ai pericoli e decise di seppellire l’uovo. L’uovo lentamente crebbe, e, una volta maturo, si ruppe in 5 pezzi, formando i 5 elementi che a loro volta formarono le montagne di marmo a Da Nang. I nomi sono cantati da un’antica canzone, e sono: Hoa Son (fuoco),  Kim Son (metallo), Tho Son (terra), Thuy Son (acqua) e  Moc Son (legno). Ed è da allora  che le cinque vette – cinque figli ddi dragone – che compongono Montagne di Marmo, risultano piene di misteri.  Prendiamo l’ascensore, l’ultima corsa che aspettava solo noi grazie all’intervento di gentilissimo Minh. Stiamo per salire al monte Thuy Son, dedicato all’acqua, luogo sacro per gli anacoreti buddhisti che custodisce la grotta Hoa Nghiem, detta del Nirvana o del Paradiso. E’ celebre per il suo straordinario sistema di pagode e santuari di cui una parte si trova fuori, sulle pendici del monte, e l’altra invece all’interno della montagna. La grande pagoda Tam Thai si trova sulla cima di 156 gradini di pietra.  L’ascensore ci ha portato fino ad essa, a adesso ci spetta ad adentrarsi nel cuore della montagna. Visitiamo  le pagode Non Nuoc e Tu Tham, varie sculture situate in piccoli giardini scenografici, tra cui ci colpisce un  Budda circondato dagli animali. Alcuni di noi l’associano a San Francesco che parla agli animali, altri al Presepe. Le grandi cavità interconnesse sono costellate dalle altre statue di Budda collocate tra stalattiti, stalagmiti, passaggi, scalinate, altarini che tutti insieme formano un spazio molto suggestivo. Infine il custode che vive qui da diversi decenni ci butta fuori. Infine il custode che vive qui da diversi decenni ci butta fuori, per ringraziarlo lascio una piccola mancia… Siamo gli ultimi visitatori. Scendiamo con grande cautela i famosi 156 gradini perché l’ascensore non lavora più. Oltre la  le Montagne di Marno custodiscono la grotta Am Phu, detta grotta dell’Inferno, che questa volta non abbiamo  potuto visitare, ma comunque la racconto. Per entrare bisogna affrontare una ripida salita, cosidetta salita al cielo, per poi scendere all’inferno. Il percorso è insidioso e scivoloso, un spiegarsi di  numerose sale e passaggi con le statue di scheletri, demoni e altre scene appartenenti al inferno buddista, immaginato come una grande prigione popolata da immagini che sembrano uscire da un film horror. Finalmente ci dirigiamo verso nostro albergo Rosemary boutique hotel. È un albergo nuovissimo, di design contemporaneo, situato nella zona semicentrale di Hoi An. Minh ci spiega che la tranquilla Hoi An con i suoi 130.000 abitanti è diventata una delle molte città del Vietnam che crescono vertiginosamente grazie al sviluppo turistico.  Dopo aver preso le chiavi e fatto una doccia veloce, usciamo per la cena, che sarà servita in un  ristorante tipico, situato sulla riva del fiume. Dopo cena, i ristoratori ci offrono piccoli lumini sistemati nelle lanterne-ciotoline di carta: ogni lumino va acceso, accompagnato da un desiderio e adagiato dolcemente sulla superfice tranquilla del fiume che lo porterà lontano, nel paese dove desideri vanno esauditi  … una immagine bellissima per augurarci buonanotte.

xx xx, sabato.  Dopo la colazione, fatta molto presto,  iniziamo le visite del piccolo centro storico della città di Hội An, conosciuta oggi come “Venezia del Vietnam” perché poggia sull’acqua. E’ detta anche “città romantica” a causa della delicata illuminazione notturna dovuta alle lanterne di carta o di seta,  ma  in passato fu di tutt’altra vocazione. La città, bagnata dal fiume Thu Bon, era un importante centro commerciale e un grande porto. Questa sua vocazione si rispecchia nell’architettura che è un mix di stili appartenenti alle diverse epoche. Possiamo ammirare i templi e le case dei mercanti cinesi in legno, i colorati edifici coloniali francesi, le ricercate “tube house” vietnamite, bellissimi giardini di derivazione giapponese,  gli edifici di utilità mercantile come i magazzini e i mercati e ovviamente, un bel lungofiume.  Le influenze delle tradizioni cinesi, giapponesi e francesi hanno valso a Hội An il riconoscimento del patrimonio UNESCO. Per fortuna, il vecchio quartiere della città attraversato da innumerevoli canali e stradine è rimasto intatto dalle guerre, in parte perché  la maggior parte degli attacchi fu concentrata sulla vicina Hué, che pagò davvero un prezzo carissimo. Iniziamo la nostra visita fermandoci vicino ad una replica della nave mercantile giapponese, dove la nostra bravissima guida ci spiega l’importanza di questo porto a partire dal XVI secolo. Ci addentriamo nella città, un delizioso museo all’aperto, con bar, negozietti, venditori ambulanti, arrivando tra mille tentazioni al Ponte giapponese,  (Chua Cau) un ponte coperto, testimone dell’ultima fioritura commerciale della città, costruito da un mercante giapponese in uno stile più sobrio rispetto quello vietnamita. E’ datato al 1593, e voleva unire il quartiere giapponese dell’ovest con il Chinatown ad est. Entrambe le estremità del ponte sono custodite dai due Guardiani mitologici, il cane e la scimmia. Nel XVIII secolo all’ingresso della costruzione è stata posizionata una targa lignea che riporta:  il ponte per i visitatori venuti da lontano. All’interno del ponte vi è una minuscola pagoda con il tempietto dedicato alla  divinità Tran Vo Bac De, ritenuto in grado di controllare le condizioni atmosferiche.  Segue la visita all’Edificio della congregazione cinese di Fujian, il più grande e il più sontuoso tra gli edifici  appartenenti alle cinque assemblee straniere di Hoi An.  Fu costruito come centro per la socializzazione e per gli scambi commerciali tra gli immigrati fujianesi, con il tempio dedicato alla dea del mare Thien Hau. La struttura viene tuttora utilizzata per celebrare numerose festività, tra cui il compleanno della dea. Si accede attraverso tre porte riccamente decorate: il cortile è pieno di statue e di bonsai, con una fontana a forma di drago al centro. I muri sono stracarichi di dipinti e incisioni con scene mitologiche e storiche. Nella sala principale si trova la statua di Thien Hau, seduta e raccolta in meditazione, cirdondata dalle figure delle divinità capaci di udire e vedere da enormi distanze.  Infine c’è la statua della dea della fertilità e delle sue 12 ostetriche che regalano ai neonati l’appetito, il sorriso e altri beni, ragione principale per cui tuttora le coppie senza figli vengono qui a pregare. Per fortuna, siamo partiti presto e durante le nostre visite le due principali attrazioni della città non sono state ancora prese d’assalto. Proseguiamo lungo la via Tran Phu, ccosteggiamo il mercato.  Entriamo nella piccola pagoda dedicata a Quan Am, e nello tempio di Quan Cong.  Hoi An è piena di dimore storiche : la casa di Phung Hung, la casa di Quan Thang, la casa di Duc An… alla fine visitiamo la casa di Tan Ky, appartenente ad un ricco mercante cinese, nello stile che mescola diverse tradizioni architettoniche con interessanti arredi e corredi, tra cui alcuni antichi mobili “made in Italy”.  Tutto in questa città sembra uscito dalle pagine di una fiabba: sopra le strade lieve dondolio delle coloratissimelanterne, ogni portone e ogni finestra è una sorpresa che fa scoprire un bel cortile, i piccoli negozi dove oltre soliti souvenir spesso “made in China” riusciamo trovare stupendi oggetti fatti a mano.. Ci dirigiamo verso fiume dove  incontriamo una straordinaria e intraprendente modella vietnamita, equipaggiata da caratteristico bilanciere e con i suoiben portati 82 anni!  Poi chiachieriamo con un altro vecchietto, con uno stupendo viso e una bella barba bianca, che con suoi 86 anni ancora tiene un negozio di libri… Infine troviamo una coppia di giovani sposi che posava sulla riva del fiume: ci volevano per abbassare la media delle persone fotografate. Stamattina abbiamo deciso di affittare una barca. Essendo una città portuale, che vive sull’acqua e grazie ad essa, vederla dal lato fiume rappresenta un esperienza importante ed interessante; in più non si cammina, ed è rilassante. Sulla barca alcuni di noi, A. con G., B. e C. e D. e G. salgono sul ponte superiore, per godersi la stupenda giornata di sole. Mentre navigavamo, dovevamo passare sotto un ponte particolarmente basso.. all’ultimo momento ricordo che il capitano ci ha avvisato che non si può stare sopra quando si passa sotto i ponti … corro verso la scala che porta al pontile superiore gridando “giù, giù, giù”. Per fortuna tutti capiscono, si abbassano in fretta e passano sotto il ponte senza nessun danno … così si capisce per che cosa serva l’accompagnatore. Finito il delizioso giro in barca, scendiamo attraversando il mercato e camminiamo per la città fino ad arrivare a una cooperativa che produce e lavora la seta. Ci mostrano ciò che fanno: dalla coltivazione dei bacchi, fino ai prodotti finiti: lanterne, abbigliamento e ricamo. Le tentazioni per il portafoglio sono enormi: ci sono abiti tradizionali, camice, sciarpe, lanterne…. Abbiamo un po’ di tempo  libero, ognuno vaga per proprio conto: chi per pranzare, chi  per fotografare, chi per comprare. D. ha comperato un ao dai, abito tradizionale vietnamita del taglio molto elegante; essendo minuta e magra, sta benissimo.

Il pomeriggio sarà dedicato alla visita di Golden Bridge, in vietnamita: Cầu Vàng.  Questo ponte pedonale è situato nell’area collinare di Ba Na.  Una funivia porta dal paese in basso verso la cima della montagna, dove si trova il famoso ponte, progettato dalla TA Landscape Architecture, per collegare la stazione alta della funivia con dei giardini del resort situati sul altro monte ed istituiti nel lontano 1919 dai francesi. La funzione principale del ponte è di fornire un’attrazione che possa far aumentere il turismo di questa zona montana. Il numero dei visitatori, quasi tutti dell’area asiatico, lo conferma : oltre il ponte, la zona vanta la straordinaria bellezza del paesaggio e un ottimo clima. La struttura, di lunghezza di 150 metri è sorretta da due enormi mani di pietra, d’aspetto vecchio e usurato, affinché sembrino antiche. Ciascuna delle mani misura 24 per 13 metri, e ciascun dito ha un diametro di 2 metri, mentre l’impalcato metallico della struttura pedonale è di color oro.  Il Golden Bridge, di cui si gode una vista mozzafiato, ha  costato 2 miliardi di dollari, ed è stato inaugurato nel giugno 2018. Anche il resto della location di Ba Na è bellissima. E’affollatissima, e noi rappresentiamo con orgoglio una minoranza assoluta di visitatori europei tra un mare dei turisti asiatici. Quando arriviamo, ci accoglie una grande struttura ricettiva, molto curata con edifici in stile vietnamita, con ponti e laghetti, fiori e alberi… facciamo una passeggiata e entriamo in un padiglione da dove parte la funivia che ci porterà al ponte. Tutto il personale è già nei costumi natalizi, natalizia è anche la musica, si respira aria un po’ consumistica del tipo occidentale. Ma la natura che ci circonda e che vediamo già dalla funicolare è magnifica, nessuno di noi immaginava un Vietnam così. Attraversare il Golden Bridge è un esperienza particolare: oltre la vista, il Ponte regala una sensazione unica di sentirsi sospeso. Il sito vanta stupendi e curatissimi giardini, una grande statua di Buddha e tante altre strutture più piccole ma non meno interessanti e curiose. Ringrazio G. e C. per aver avuto quest’idea di inserire questa bella e insolita visita nel programma, e tutti quanti per averla accettata. è bello creare i viaggi insieme, sempre si diventa più ricchi. Anche il nostro caro Minhci confessa che è la prima volta che visita il ponte. Infatti, per ora non si trova nei programmi per i viaggiatori  che provengono dall’Italia e dall’Europa. 

Proseguiamo per l’aeroporto di Da Nang, ringraziando l’autista che era il nostro angelo custode sulle strade del Vietnam centrale. Minh sarà con noi anche a Ho Chi Minh City, città dove attualmente vive con la famiglia. Il volo, come abbiamo temuto, è in ritardo. Minh è gentilissimo, essendo lui Frequent flyer mi cede il suo posto nella bussines class dove mi servono dei dolcetti, succo e un ottimo tè, nonché i giornali che non riesco leggere: in Vietnam si scrive con caratteri latini grazie al sistema creato dal gesuita Alexandre de Rhodes, ma la lingua è austroasiatica, del gruppo monkhmer. Arrivati, cerchiamo di arrivare in ristorante. Il traffico è a dir poco … impressionante. So che i due terzi del traffico vengono effettuati a due ruote, so che ci sono milioni di motorini nella città, so che Ho Chi Minh City è una megalopoli asiatica … ma ogni volta che torno rimango di nuovo stupita da questo animale mitologico metà uomo-metà motorino che come un fiume in piena straripa  e inonda l’intera carreggiata.  Decidiamo di andare direttamente o all’ ristorante Ha Noi (è nome del ristorante, non della città) Minh non mangia con noi. Ci dispiace, ma lui ci spiega che sono ristoranti troppo costosi per le guide locali: preferisce mettere due soldi in più in tasca, e  stare con la moglie e figli. Stabiliamo l’orario di ritrovo per domani, e dopo cena andiamo al nostro Orchid Hotel, situato in centro, nel primo distretto. Facciamo check-in, e chi ha voglia fa due passi con me nel primo distretto della città tuttora porta il nome di Sai Gon.  Sono emozionata, ormai conosco bene la magia di Sai Gon, i suoi meravigliosi palazzi coloniali, le variopinte luci degli Skyscrapers sempre più alti, i negozi di lusso chiusi e i locali di diverse tipologie aperti, ad offrire vari servizi senza sosta, giorno e notte. Sulle strade c’è tanta gente. Fa caldo. C’è chi vende cibo e chi mangia,  ci sono bimbi che corrono e gli innamorati che camminano abbracciati, ci sono lavoratori stanchi sui motorini … mi viene voglia uscire per abbracciargli tutti, ma sono stanca anch’io ed e meglio sbrigarsi e andar dormire..

xx xx, domenica. Dopo la prima colazione partiamo per la nostra escursione, finalmente senza valigie. La prima visita è dedicata al Museo della Guerra del Vietnam, un altro fuori programma che abbiamo deciso di inserire. Nell’area esterna sono esposte macchine belliche americane che i Vietcong hanno catturato: aerei, elicotteri, carri armati, bombe, artiglieria contraerea, lanciafiamme, ecc. All’interno al piano terra troviamo una raccolta delle reazioni mondiali sulla guerra in Vietnam: fotografie, manifesti e articoli di giornali, a cui segue un video esplicativo. Il primo piano e focalizzato sugli effetti dell’uso dell’agente arancione sulle persone e le atrocità commesse dagli americani durante la guerra, con la documentazione fotografica e i rispettivi video. Segue un’area con le armi americane; dopo di esse vediamo la raccolta di fotografie parallele, di cui la prima ci mostra le città vietnamite devastate, quella accanto invece ci fa vedere la stessa zona fotografata dopo la ricostruzione. Al secondo e ultimo piano si trovano gli effetti donati dalle associazioni americane e dai veterani, prevalentemente fotografie che rappresentano un quadro diverso da quello che può essere visto al primo piano.  E’ sempre toccante la foto di Kim Phuk, la bambina nuda in fuga dalle fiamme…   La nostra guida Minh, raccontando i fatti ci trasmette tanto amore per la sua patria e infine ci indirizza al piccolo spazio espositivo dove compriamo alcuni oggetti realizzati dai disabili, vittime della guerra. Nonostante siano trascorsi quasi cinquant anni dalla fine del conflitto, il Vietnam continua a pagare un prezzo altissimo per quella guerra. Gli erbicidi, in primis il famigerato defogliante “Agente arancio” contenente diossina, utilizzati dall’esercito americano continuano a inquinare e avvelenare gli ecosistemi e le persone che li abitano. Irrorando il Vietnam del Sud con oltre 75 milioni di litri di erbicidi, gli Stati Uniti hanno contaminato oltre due milioni di ettari di foreste, avvelenato raccolti e corsi d’acqua e causato malformazioni e gravi disabilità in migliaia di bambini nati dopo la guerra. Le aree sono rimaste contaminate fino ai nostri giorni e i bambini con mutazioni genetiche dovute ad avvelenamento da diossina nascono tuttora… E’ terrificante incontrare i figli di terza o di quarta generazione nati con gravissime malformazioni, ma è una cosa meravigliosa vedere almeno una parte di loro che riesce fare qualcosina, che riesce ad integrarsi nella società.  Certo, e solo una parte che è riuscita ad integrarsi, sono pochi “fortunati”, ma è bello vedere che esistono i sforzi e la volontà di integrazione. In passato né ho visti altre strutture con le piccole produzioni artigianali partecipate da queste persone che tuttora pagano le conseguenze di un assurdo che è la guerra ….  La nostra visita era breve ma intensa e proseguirà  durante il tragitto verso Cu Chi: dati che ci fornisce Minh sono spaventosi e comprendono deformità fisiche, gravi problemi mentali, spesso non curate adeguatemente perche la povera gente della campagna e degli immensi sobborghi delle grandi città non si può permettere cure costose… un grande dolore.

 Ma prima ci fermiamo in una vicina fabbrica delle lacche, l’orgoglio della produzione artigianale vietnamita. Lacca viene prodotta con una resina  che proviene dalla linfa di un albero chiamato “laquier”. Estratta per incisione al momento della raccolta è inodore e di colore paglierino, rapidamente diventa di colore nero brillante, molto resistente sia al liquido caldo che freddo. La laccatura richiede mesi di lavoro. Si inizia con una forma realizzata in bambù o in legno, su cui viene steso a mano il primo strato, composto di resina e argilla molto fine. Questo strato viene pulito e spazzolato, e l’oggetto viene in seguito ricoperto di una pasta, in cui vengono inseriti i gusci d’uovo frantumati, le sottili forme in madreperla, oppure viene lavorata con disegno a incisione. L’oggetto viene in seguito spazzolato e lucidato; la procedura che si ripete ogni volta che vengono applicati nuovi strati di lacca pura, da 4 a 12 e più volte. L’indurimento di uno strato di lacca richiede almeno una settimana in un luogo buio, caldo e umido. Gli oggetti sono realizzati interamente a mano, seguendo le tecnica trasmessa di generazione in generazione.

Proseguiamo in pullman per visitare i tunnel presso la cittadina Cu Chi.   I tunnel vennero costruiti a partire dagli anni quaranta dai guerriglieri Viet Minh per essere impiegati come nascondigli durante la lotta contro il colonialismo francese. Furono poi ampliati e riutilizzati dai Viet Kong, che combattevano contro le forze del Vietnam del Sud e degli Stati Uniti. Hanno avuto un ruolo fondamentale nella guerra di sfinimento contro gli USA, che avevano una delle basi più grandi a Cu Chi. Qui si preparò l’offensiva del Tet che sancì l’inizio del disimpegno americano in Vietnam, qui si è riuscito a resistere ai bombardamenti americani creando sotto terra una incredibile rete di magazzini, dormitori, infermerie, cucine e posti di comando collegati tra loro da 250 chilometri di cunicoli e gallerie Iniziamo la nostra visita in uno spazio dove ci viene proposto un vecchio documentario introduttivo, redatto nello stile propagandistico dell’epoca che racconta la vita nella città sotterranea di Cu Chi.  In seguito ci adentriamo nel sito: entriamo nelle gallerie e nei pozzi, osserviamo i manichini, ci arrampichiamo sul carro armato, guardiamo le trappole. Minh ci spiega come le trappole e le tecniche mimetiche venivano utilizzate dai Viet Kong, ringraziando ancora una volta le manifestazioni pacifiche dell’occidente che hanno aiutato il popolo vietnamita ad essere compreso.  Tornando verso Ho Chi Minh City, nelle vicinanza di Cu Chi facciamo una breve sosta per vedere da vicino una piantagione degli alberi della gomma, Hevea brasiliensis, una Euphorbiacea. Quest’albero è la fonte primaria per la produzione del caucciù che si ricava attraverso la lavorazione del lattice che viene  estratto praticando le incisioni sulla corteccia. La pianta, la cui vita media si aggira fra i 35 e i 40 anni, viene sfruttata a partire dal quinto o sesto anno d’età e garantisce la massima produzione intorno al dodicesimo anno di vita: le incisioni corticali vengono effettuate ortogonalmente ai canali laticiferi in modo che la crescita dell’albero non venga disturbata. Il lattice viene raccolto in piccole ciotole legate al tronco. 

Durante la nostra giornata abbiamo visto tantissime cose, abbiamo imparato molto, ma il perché della guerra sta diventando ancora più inspiegabile nelle nostre menti. Un assurdo che mai è servito e mai servirà a nulla … Sarà possibile prevenire le guerre, estirparle dalla società?  Tornati a Ho Chi Minh City ci rechiamo al quartiere Cho Lon, la Chinatown locale, con il tempio di Thien Hau e il mercato Binh Tay. Segue la visita della Pagoda Thien hau, un bel edificio del 1760, dedicato alla dea del mare Mazu, protettrice dei viaggiatori. Entrando si può ammirare il tipico tetto cinese coronato con sfarzose e variopinte figurine in porcellana. L’interno è composto da un cortile parzialmente coperto, con dei grandi incensieri, al termine del quale si trova l’altare, dove spiccano le tre statue della dea del mare., Davanti ad esse bruciano decine di grandi spirali d’incenso, che i fedeli appendono esprimendo una preghiera e un desiderio, anche noi ne abbiamo comprato e acceso una. Un’altra usanza praticata è comprare un uccellino e liberarlo. L’intento è bello, la pratica molto meno: c’e una gabbia piena davanti il tempio, ma gli uccellini vengono subito ricatturati e rimessi in gabbia, . In seguito visitiamo Binh Tay: è un mercato coperto enorme, gestito prevalentemente dai cinesi nativi di questa città. È pieno di ogni sorta di merce, tra cui scarpe, cappelli, borse, stoviglie, carne, verdure, spezie…. Ma tra tutti i prodotti destano la nostra curiosità le creature marine essiccate: oltre il pesce, le oloturie ritenute potenti anticancerogeni; i cavallucci marini noti come afrodisiaci… poi ci sono le code di lucertole, i nidi di rondine, le tendini di alce  e vari funghi della medicina tradizionale cinese. Infine, il wet market che vende animali esotici e non vivi, diventato tristemente conosciuto per la storia legata al Covid che – sembra – ebbe il suo primo focolaio al wet mercato di Wuhan. Concluse le visite presso il quartiere Cho Lon, ci rechiamo verso Cong Xa Paris, grande piazza su cui sorge bellissimo Ufficio Postale, tuttora funzionanete. Assomiglia a una stazione ferroviaria europea ed è progettato in ferro e vetro da Gustave Eiffell nel 1891, periodo in cui Vietnam faceva parte dell’Indocina Francese. Sulla piazza si trova anche la Cattedrale di Notre Dame. Oggi è domenica, vogliamo entrare nella chiesa cattolica più grande e più importante del Vietnam, ma non è possibile. In corso c’è la S. Messa in lingua vietnamita e non ci lasciano entrare: infine riesco a convincere una volontaria che ci permette di affacciarci all’ingresso di questa bella chiesa costruita nello stile neoromanico. Facciamo un breve salut alla statua della Madonna che svetta nel centro della piazza e in seguito risaliamo in pullman per rientrare in hotel. Dopo una doccia veloce il pullman ci porta verso il centro del primo distretto. Ci dirigiamo verso la piazza Ho Chi Minh, passando accanto bianchissimo edificio del Teatro dell’Opera costruito nello stile liberty. Ci sono tanti lavori in corso da queste parti, ci sono tanti negozi con le vetrine illuminate, c’è una grande fontana appena inaugurata, ci sono celebri alberghi francesi: Majestic, Central Liberty, Grand hotel Saigon, uno più bello dell’altro… In verità Ho Chi Minh City con il suo distretto centrale, Saigon ha l’aria della capitale molto di più rispetto ad Hanoi. Facciamo le foto con la statua di zio Ho alla piazza centrale, davanti il Parlamento regionale, con la nuova grande fontana a forma di loto, con l’edificio dell’Opera, con …. Sai Gon, mon amour… un mito esotico narrato da Marguerite Durras, una città raccontata da Tiziano Terzani, un ricordo indelebile scritto da Paul Hoover … Il fulcro è la Dong Khoi, strada di cui nome significa insurrezione e che fino al 1954 si chiamava Rue Catinat, citata in “Un americano tranquillo” di Graham Greene. Il leit motiv di Saigon odierno è “No politics and no religion too”: era il motto del Vietnam stock-exchange e del WTO, l’Organizzazione mondiale per il commercio, di cui Vietnam è il 150 membro dal 2007. Tutto è cominciato nel 1986, quando il 6 Congresso del Partito ha proclamato “Doi Moi”, la politica di liberalizzazione. Nel 1995, con l’adesione all’ASEAN (l’associazione dei Paesi del Sud-est asiatico), la riapertura delle relazioni con gli USA e l’accesso ai prestiti del Fondo Monetario, il Vietnam è entrato nel mercato globale. Saigon è tornata a esserne il cuore: concentra due terzi degli investimenti stranieri e un terzo della produzione manifatturiera, da sola realizza il 35 per cento del PIL ed è divenuta un hub del traffico commerciale tra diversi paesi dell’ASEAN. Quindi, tutti hanno ripreso a chiamarla Saigon anziché Ho Chi Minh City, come fu ribattezzata in onore di fondatore della patria il primo maggio 1975. Era il giorno successivo alla Giai Phong, la liberazione, dopo ventinove anni di guerre. Ufficialmente, il termine Sài Gòn indica solo il Distretto Uno di Hồ Chí Minh … quanta storia, quante storie, scritte e non scritte Ci sparpagliamo, ci perdiamo, ci ritroviamo, ci perdiamo di nuovo e quando ci ritroviamo l’orario prestabilito dell’inizio cena è passato da  tre quarti d’ora. Alle 20,45 siamo al Dining room, un ottimo ristorante dietro l’Opera, dove mangiamo davvero benissimo. Mi dispiace che G. non stia tanto bene, soffre di mal di gola, ma sembra che dopo aver preso l’antibiotico, va meglio. Torniamo in hotel per preparare le valigie che stanno diventando sempre più pesanti.

xx xx,  lunedì. Dopo l’ottima colazione, partiamo; di nuovo viaggiamo con le nostre valigie. La strada ci porta verso la delta del fiume Mekong. Mentre usciamo da Ho Chi Minh City, Minh racconta alcune cose che riguardano la città dove vive con la sua famiglia. Hồ Chí Minh City, con oltre 10 milioni di abitanti è divisa in ventidue distretti, di cui cinque rurali.  L’area era in origine paludosa, probabilmente abitata dai Khmer. Fu nel settecento che un nobile, Nguyen Phuc Chu aiutò la Sài Gòn rurale a diventare un insediamento significativo. Durante il periodo coloniale la città crebbe sotto l’influenza dei francesi i cui testimoni sono i bellissimi edifici art decò del centro. Nel 1954, i francesi vennero sconfitti dai Viet Minh, si ritirarono dal Vietnam del nord dando l’appoggio all’imperatore Bảo Đại al sud, con Saigon capitale; questo status continuò anche quando il Vietnam venne ufficialmente diviso in Nord (Vietnam Democratico socialista) e Sud (con il presidente Ngô Đình Diệm); ovvero il periodo della guerra con gli USA: alla conclusione, nel 1975, le forze del Fronte di Liberazione conquistano la città: per gli uni fu la “caduta di Saigon”, mentre per gli altri fu la “liberazione di Saigon”. In seguito, il nome Sai Gon, come già detto, fu cambiato in Ho Chi Minh City. Uscendo dalla città,  attraversiamo diversi quartieri poveri, dove ancora regnano tante malattie, tra cui la temuta febbre denge. In seguito la strada si snoda tra le verdissime risaie. Facciamo una sosta presso un bel agriturismo, Bac Kim Thang, dove, purtroppo sono senza corrente e non riescono a farci il caffè. Cominciamo ad attraversare i primi bracci della grande delta del Mekong, ma prima – su mia apposita richiesta – ci fermiamo presso un santuario locale dei fedeli caodaisti, che so che piacerà molto. Cao Dai (il cui nome significa Luogo elevato o Grande Palazzo) è un movimento religioso fondato presso Tay Ninh, (tuttora sede principale della religione) nel 1926 da Ngo Van Chieu, un funzionario statale che praticava il spiritismo. Nella seduta spiritistica avvenuta nella notte di Natale del 1925 ebbe una rivelazione di Dio che gli ordinanò di creare una nuova religione. Cao Dai è una religione sincretica che mescola dottrine orientali e occidentali, venerando la divinità prestate da molte religioni, tra cui c’è Krishna degli indù,  l’imperatore tartaro Huang Vong, i cinesi Li Bai e Sun Yat-sen,  Mosé ebraico e Gesù cristiano, Lao Tse e Buddha, Confucio e Maometto, poi Giovanna d’Arco, Victor Hugo, Sant’Antonio Abate. La chiesa caodaista di Cai Be, che per il nostro gusto appare un po’ pacchiana, incuriosisce molto. Ha la volta sostenuta da pilastri avvolti da un dragone, con il capo all’altezza dei fedeli; Dio è rappresentato come un occhio iscritto in un triangolo, e il tutto è dipinto con dei colori sgargianti. La gerarchia del movimento è simile alla quella della chiesa cattolica, con la differenza che le donne possono raggiungere il titolo “cardinalizio”. Oggi vi sono circa 8 milioni di fedeli in Vietnam.  Dopo la visita della chiesa ci dirigiamo all’imbarcadero di Cai Be, dove saliamo sulla nostra barca che ci porta tra (pochissime) barche del celebre mercato galleggiante. Non è più quello di una volta, perché oggi la maggior parte del commercio  si svolge con telefonini. Comunque, l’escursione è molto interessante: incontriamo diversi tipi d’imbarcazioni, ammiriamo le case che sorgono ai bordi di fiume e alla fine ci fermiamo presso una fattoria-laboratorio. Ci fanno la dimostrazione della produzione di riso soffiato. Assaggiamo le tavolette di riso soffiato nei vari gusti, e, comprovata la qualità, né riempiamo i cestini. L. fa una commissione ordinatale da una sua amica, finalmente ha trovato le caramelle giuste. Infatti, durante il viaggio sempre cercava le cose che hanno ordinato le sue amiche, dice che questa è ultima, che adesso comincerà a pensare a sé stessa… io provvedo a prendere la scorta di unguento con il veleno di cobra, unico rimedio che aiuta l’artrite di mia mamma. La crociera prosegue verso un’altra località dove ci aspetta il pranzo presso un piccolo agriturismo; tra le altre pietanze c’è il pesce elefante, molto buono e di una particolare presentazione. Il pranzo è ottimo, la natura che ci circonda è stupenda, le orchidee, i banani, varie piante tropicali che sfoggiano i loro fiori curiosi, e le amache a nostra disposizione  fanno sì che facciamo fatica ad alzarci per proseguite… Dobbiamo arrivare a Chau Doc, la città capoluogo dell’omonimo distretto, al confine con la Cambogia. Minh racconta che la città fu il luogo da cui i vietnamiti invasero la Cambogia per liberare la popolazione cambogiana dagli orrori del regime totalitario di Pol Pot.  Assistiamo a un spettacolare tramonto tropicale: breve, intenso e indimenticabile. Lo specchio d’acqua delle infinite risaie diventa per pochi minuti una lastra di color arancio fuoco. Pernotteremo presso Victoria Sam Nui Lodge, situato sulla montagna Sam, presso il parco nazionale di Tram Chim.  Sam è la “montagna” più alta del Delta del Mekong, situata nella parte occidentale della città di Chau Doc. Nonostante sia alta solo 230 metri la sua cima offre la vista su uno dei paesaggi più belli del Vietnam. Purtroppo, il nostro gruppo è arrivato di notte, quindi la campagna circostante, vietnamita e cambogiana, la potremo ammirare solo domani mattina. L’albergo è molto particolare, siamo sistemati nei bungalow costruiti nello stile coloniale, con letti coperti dalle ampie zanzariere e arredamento singolare. Ci accomodiamo nelle nostre ampie stanze, mangiamo nel ristorante presso l’albergo e andiamo a nanna promettendo a noi stessi di alzarci presto per ammirare l’alba.

 

xx xx, martedì.  Dopo un’ottima colazione carichiamo le valigie sui pullmini (il pullman non può arrivare al lodge), poi riprendiamo il nostro pullman nella città.  Ci dirigiamo all’imbarcadero di Chau Doc: a Cambogia questa volta ci porterà una motonave. Viaggiando sulla nave per fortuna non avremo il problema del peso dei bagagli che sempre crea qualche inconveniente imbarcandosi sul aereo. Salutiamo l’autista, salutiamo nostro Minh che è emozionato: abbiamo condiviso questi magnifici otto giorni, è stato un compagno di viaggio splendido, una guida informata, amichevole, disponibile e molto onesta. Anche con Minh – come con molte altre guide incontrate girando il mondo – sono rimasta  amica, ci sentiamo spesso. A. gli fa il regalo di un libro di poesie, un bel gesto… . Viaggiando in nave ci godiamo un’altra prospettiva di Mekong, che ci fa vedere stabilimenti di diversi tipi e villaggi che sorgono sulle rive e ci fa incontrare le imbarcazioni cariche di merci di ogni tipo e genere, ricordandoci che il Vietnam di oggi rappresenta anche una grande potenza economica. Dopo un’oretta si arriva al confine vietnamita, dove scendiamo, consegnando i soldi per il visto e passaporti a un’assistente che ci aiuterà a ottenere i visti, che nel caso di ingresso fluviale costa non 30 ma 34US$

Per congedarsi da Vietnam vi voglio proporre la lettura di , un bellissimo romanzo d’amore: “Oltre ogni illusione” di scritrice vietnamita Duong Thu Huong, di cui opera è stata bandita nel Vietnam, unico ad essere   pubblicato  in patria, mentre tutto il resto è pubblicato solo all’estero.

 

APPENDICI: La stanchezza e fuso orario, tanti nomi “strani” creano confusione nelle nostre teste, quindi per orientarsi meglio tra varie vicende della storia vietnamita e cambogiana e per avere orientamento tra le foto che abbiamo fatto e che faremo nei prossimi giorni, ecco una “tabellina storica” che vi aiuterà a fare un po’ di ordine. Ho cercato di essere chiara e sintetica, ma non è un compito facile ridurre in poche righe la storia dei paesi con un passato così ricco e così complicato.

 

 

 

Aeroporto Singapore
Tempio Quan Tanh, Hanoi
Mausoleo di Ho Chi Minh, Hanoi
Baia di Halong
Baia di Halong, una delle numerose grotte
On the road …
Ponte Eiffel di notte, Hue
Ingresso alla Cittadella imperioale, Hue

Giardini del complesso della tomba dell’imperatore Tu Duc
Una delle numerose pagode nelle grotte della Montagna di marmo, Danang
Tempio Cao Dai
Ingreso in un tunnel, Cu Chi
Delta del Mekong
Delta del Mekong
Tramonto sulle risaie del Delta
Incredibile quantita dei motorini a Ho Chi Minh City
Tempio Chua ba Thien Hau, Ho Chi Minh City
Piazza del Parlamento con monumento allo Zio Ho